di Irene Panighetti

«Maracanà», dove storia fa rima con gusto

IN CITTÀ 30 lug 2021
Cristina Carvutto e il marito Maurizio Bertola hanno dato nuova vita alla storica gelateria di famiglia, «Marcanà», in viale Piave in città Cristina Carvutto e il marito Maurizio Bertola hanno dato nuova vita alla storica gelateria di famiglia, «Marcanà», in viale Piave in città

 «Il piccolo principe» potrebbe essere il nome per un prossimo gusto del gelato firmato da «Maracanà» in viale Piave 30 a Brescia. Il libro di Antoine de Saint-Exupéry è tra i preferiti di Cristina Carvutto, che, insieme al marito Maurizio Bertola ha dato nuova vita alla storica gelateria di famiglia. È proprio il caso di dire storica poiché, come mostra pure una foto in bianco e nero che Carvutto conserva con affetto, il locale, nello stesso posto dove è oggi, fu aperto nel 1973 dal padre di Carvutto: «il pino piccolo della foto ora è quella pianta enorme che si trova qui fuori – fa notare la donna– qui c’era la biglietteria dello stadio di Brescia, che i tifosi chiamavano Maracanà e quindi papà decise di mantenere il nome per la sua gelateria, aperta anni dopo la dismissione dello stadio». Lasciato dalla famiglia negli anni Ottanta, nel 2015 Cristina, dopo tanti anni di gelateria a Lazise, rileva il locale dai proprietari che erano succeduti a suo padre, facendo così tornare i Carvutto nella loro gelateria. Questa la storia, ma la letteratura, quindi il «Il piccolo principe», che c’entra? Beh, in primis Carvutto è laureata in lettere moderne ed è una strenua lettrice e aspirante scrittrice: «Il mio sogno è quello di pubblicare, per ora frequento corsi e scuole, ho scritto qualche racconto e cerco di non perdere gli appuntamenti letterari, come la Fiera del libro di Torino o il festival di Mantova», racconta nel pensare a quali ingredienti potrebbero formare il gusto al «piccolo principe». En attendant, nella vetrina dei gelati ci sono già dei nomi originali, così come nel frigorifero dei semifreddi «tutti ispirati alla serie tv “Casa di carta“ e ideati durante il lockdown – spiega Cristina ammettendo – il gelataio vero e proprio è mio marito, che ha portato il gelato italiano nel mondo, dall’India all’Argentina, dal Sudafrica agli Emirati. Con lui mi confronto per la creazione dei nostri gusti, tutti artigianali, fatti ogni giorno e con ingredienti di stagione. In laboratorio non usiamo più la pala a mano, la verticale, di cui però conservo un modello a casa, per ricordo». Come sempre i gusti più venduti sono i classici, quindi pistacchi e le creme, tra cui spicca la crema «Maracanà»: un pan di Spagna bagnato con liquore Alchermes, scorzette d’arancia, granella e crema di pistacchio. Ma non manca un gusto dal nome «Malgioglio» perché, continua Carvutto, «è un attore che piace molto ad un ragazzo speciale, Erik, figlio di una mia cara amica e che frequenta il Mantegna. In collaborazione affettiva con lui abbiamo creato questo sapore, che è a base di mandorla, con pezzi di croccante e cioccolato e scorzette, sapori che non si mischiano, si sentono distinti in bocca». «Malgioglio» è stato ideato in primavera, durante il secondo lockdown, «molto diverso dal primo – ricorda Carvutto – nel 2020 noi abbiamo chiuso ancora prima delle ordinanze, perché, nella totale incertezza, abbiamo preferito non mettere a rischio nessuno e i clienti hanno apprezzato. Poi ci siamo organizzati con il domicilio, noi due senza piattaforme del food, portando gelato anche fuori città e conoscendo così molte belle persone che adesso vengono qui perché, mi dicono, i vostri gelati sono anche belli da vedere!». •.